Uniti contro l'AIDS

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Epatiti B e C in Europa, è necessario fare di più

E’ stato pubblicato, nel portale della European Centre for Disease Prevention and Control- ECDC, l’agenzia europea per il controllo delle malattie, il Documento Tecnico relativo al Monitoraggio della risposta alla diffusione delle epatiti B e C negli Stati membri EU/EEA per il 2019.

Il documento analizza in maniera estensiva i parametri epidemiologici relativi alle due tipologie di infezione nei Paesi del Continente, focalizzando gli interventi effettuati negli ultimi dieci anni per la prevenzione e l’assistenza clinica necessaria ai casi diagnosticati.

Anche se l’incidenza delle Epatiti B e C risulta in progressivo calo in Europa, grazie alla consolidata pratica della vaccinazione contro l’HBV e delle aumentate precauzioni relativamente alle procedure ed ai comportamenti a rischio di trasmissione, queste due infezioni rappresentano tutt’ora una rilevante problematica clinica, in particolare nei casi di cronicizzazione e progressione della malattia epatica.

La cirrosi ed il tumore epatico costituiscono ancora una notevole causa di insufficienza epatica e di mortalità in molti Paesi del Continente Europeo, con impatto sociale e costi non indifferenti per la comunità. Da qui la necessità di implementare e coordinare, a livello europeo, le strategie necessarie per un’adeguata prevenzione delle Epatiti B e C e per la gestione clinica nei casi di infezione cronicizzata.

I principali elementi che sono emersi nel corso della valutazione degli interventi portati avanti dai singoli Paesi sono risultati essere:
• La prevalenza delle infezioni da HBV e HCV a livello europeo viene stimata in circa 4,7 Milioni (0,1-5,5% della popolazione) e 3,9 Milioni (0,1-5,7% della popolazione) rispettivamente, con marcate differenze tra i singoli stati. I valori più elevati sono stati riportati nei Paesi dell’Est Europa (Romania, Bulgaria, Grecia) mentre in Italia si stimano valori compresi tra l’1% e il 2% per l’Epatite B e tra il 2,6% e il 5,7% per l’Epatite C.
• La maggiore prevalenza della infezioni da HBV e HCV è stata documentata in determinate categorie “fragili” di popolazione, quali gli utilizzatori di sostanze per via iniettiva (0,3-10,5 % per HbSAg e 14-85% per anti-HCV) e le persone sottoposte a detenzione (0,3-25,2 % per HbSAg e 3,9-45,8 % per anti-HCV). I valori maggiori sono stati documentati nei paesi dell’Est Europa.
• La trasmissione di HBV in gravidanza o al parto risulta oggi, nei paesi europei, estremamente limitata in virtù della elevata aderenza (oltre il’85%) ai test di screening pre-natali e, nei casi di infezione materna, alla profilassi farmacologica durante la gravidanza, il parto e nel neonato. La vaccinazione obbligatoria alla nascita, introdotta in quasi tutti i Paesi Europei negli ultimi 30 anni, contribuirà sicuramente a ridurre questa problematica negli anni futuri.
• La vaccinazione per l’HBV nei nuovi nati ha raggiunto nei paesi europei una copertura molto ampia, vicina al 90%. Risulta tutt’ora non adeguata la copertura per le persone a rischio (comportamentale o professionale), per cui sono disponibili insufficienti dati a livello dei singoli Paesi.
• Relativamente alle procedure di trasfusione di emoderivati o di donazione di organi, i casi di infezione da HBV o HCV riscontrati nei donatori risultano essere assai contenuti. Inoltre, in virtù delle consolidate procedure di screening nei donatori, sono stati documentati, negli ultimi dieci anni, pochissimi casi di trasmissione delle infezioni in conseguenza delle suddette procedure.
• Meno della metà dei Paesi ha riportato dati sull’implementazione della prevenzione delle Epatiti B e C nelle persone che fanno uso di sostanze per via iniettiva e solo in pochi Paesi è stato raggiunto l’obiettivo 2020 sulla fornitura controllata di aghi e siringhe. In un terzo dei Paesi europei non risulta una recente implementazione dei piani strategici per la prevenzione ed il controllo delle epatiti virali.
• Nonostante ben 23 e 27 Paesi Europei abbiano riportato evidenze di implementazione della continuità assistenziale per le persone con infezione cronica da HBV e HCV rispettivamente, molti dati risultano talora discontinui e incompleti, non esplicitando il riferimento alle persone fragili e il superamento delle diseguaglianze per l’accesso al trattamento.

I dati raccolti nel documento tecnico evidenziano che notevoli progressi sono stati riscontrati, a livello continentale, relativamente alla diffusione e alla prevenzione/gestione dei casi di epatite B e C, con conseguente beneficio per l’intera comunità e riduzione della morbidità e mortalità. Permangono comunque alcune criticità a carico di gruppi di popolazione “fragili” quali le persone che fanno uso di sostanze per via iniettiva e le persone sottoposte a detenzione, per le quali risulterà necessaria una migliore implementazione delle strategie per la prevenzione e la gestione clinica di queste due infezioni.
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