Uniti contro l'AIDS

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Epatiti virali acute, i nuovi dati SEIEVA

Disponibili i dati dell’istituto Superiore di Sanità sulle Epatiti virali acuteÈ stato recentemente pubblicato il bollettino del Servizio Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) dell’Istituto Superiore di Sanità sugli aspetti Epidemiologici delle infezioni acute da Epatite A, B, C ed E nel corso degli ultimi anni.

Relativamente all’Epatite A, sono stati notificati 443 casi nel 2024, in aumento rispetto ai 267 casi del 2023.
L’infezione non ha determinato generalmente gravi implicazioni di salute ma sono stati riportati tre casi di decesso in persone anziane o fragili ed un caso per cui è stato necessario in trapianto fi fegato.
I fattori di rischio più frequentemente riportati sono il consumo di frutti di mare con adeguatamente cotti (37,6 % dei casi), viaggi in aree dove l’infezione è endemica (35,1% dei casi), rapporti sessuali non protetti (29,5 % dei casi) e il consumo di frutti di bosco freschi (21,6 % dei casi). 
Quasi la metà dei casi notificati (208), includenti persone con fattori rischio legati ai viaggi, alla convivenza con persone con infezione acuta o a rapporti sessuali non protetti, avrebbero potuto essere sottoposti alla prevenzione vaccinale.

Nel 2024 sono stati notificati 189 casi di epatite B acuta, in aumento rispetto ai 153 casi del 2023.
Tra questi, sono stati registrati due decessi in persone anziane con co-morbidità e un caso per cui è stato necessario il trapianto di fegato.
I fattori di rischio riportati sono la pratica di trattamenti estetici, piercing e tatuaggi (38,2% dei casi), l’accesso a cure odontoiatriche (27,9 % dei casi), rapporti sessuali non protetti (25,4% dei casi di età maggiore 16 anni), l’accesso a cure ospedaliere (diagnostica strumentale, interventi, emodialisi o trasfusioni, 16,2% dei casi).
Tra i casi totali di Epatite B acuta, in 3 non era stata effettuazione la vaccinazione, in altri 3 questa risultava incompleta.

Nel 2024 sono stati inoltre notificati 70 casi di Epatite E acuta.
Anche se non sono state riscontrate gravi conseguenze di salute, preoccupa la tendenza all’aumento progressivo negli ultimi 5 anni, indicando, per questa infezione, la necessità di implementarne la sorveglianza e la diagnostica sul territorio.
Nel corso del 2024, infatti, solo il 62% dei casi con diagnosi di epatite acuta e negativi per epatite A, B, C e Delta, è stato testato per l’epatite E. 
Tra i fattori di rischio riportati, risultano predominanti il consumo di carne non adeguatamente cotta di maiale (50 % dei casi) o di cinghiale (3,6 % dei casi) e i viaggi in aree dove l’infezione è endemica (37,5 % dei casi).

Per quanto riguarda l’Epatite C nel 2024 sono stati notificati 60 nuovi casi di epatite acuta con una tendenza all’incremento, sia pure modesto, negli ultimi anni.
Bisogna comunque sottolineare che questa tipologia di infezione si manifesta generalmente senza sintomi evidenti di infezione acuta e che, spesso asintomatica, ha la tendenza a cronicizzare nel corso degli anni e determinare danni progressivi al fegato ed altri organi interni.
l fattori di rischio documentati risultavano essere l’accesso a cure ospedaliere o ambulatoriali (diagnostica strumentale, interventi chirurgici, altro, 40,7 % dei casi), il ricorso a trattamenti estetici, piercing o tatuaggi (32,8 % dei casi), l’uso di sostanze psicotrope (15,3 % dei casi) e la convivenza con persone con l’infezione attiva (9,4% dei casi). 11 persone hanno inoltre riferito la pratica di rapporti sessuali non protetti.

Anche se in molti casi le epatiti virali non si manifestano in forma di epatite acuta, i dati riportati dal SEIEVA indicano che queste infezioni, assolutamente prevenibili, continuano a rappresentare una problematica sanitaria per l’individuo e la comunità. Per combatterle in maniera adeguata è pertanto indispensabile promuovere attivamente i comportamenti in grado di determinare una efficace prevenzione e vigilare con attenzione sulle procedure in ambito sanitario e relativamente alla preparazione alimentare.

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