Uniti contro l'AIDS

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  • 21 febbraio 2022

Novità dal CROI 2022, terzo caso di persona guarita dall'HIV

CROI 2022È stato documentato, in occasione della Conferenza su Retrovirus e Infezioni Opportunistiche (CROI), svoltasi recentemente in modalità virtuale, un terzo caso di guarigione dall’infezione da HIV in seguito a trapianto, dopo gli altri due già noti come il “paziente di Berlino” e quello di Londra.
Nel corso della Conferenza è stato riportato il caso di una donna con l’infezione da HIV, che, in seguito ad una patologia ematologica, è stata sottoposta con successo, presso il Weill Cornell Medical Center di New York, ad un trapianto di cellule ematiche.
Specificamente, a questa donna, già in trattamento contro l’HIV dal 2013, veniva diagnosticata nel 2017 una grave forma di Leucemia Mieloide Acuta.
Per curare questa patologia è stato pertanto effettuato un trapianto a base di cellule staminali “miste” (aplo-trapianto) provenienti dal sangue di un parente parzialmente compatibile e dal cordone ombelicale neonatale le cui cellule contenevano la mutazione doppia CCR5-delta-32.
Questa mutazione cellulare, presente in meno dell’ 1% della popolazione, interessa il co-recettore dell’HIV e non ne consente l’ingresso e la replicazione.
Prima del trapianto, come da protocollo, la donna era stata sottoposta ad una irradiazione per l’eliminazione completa delle cellule del sangue e degli organi linfatici, incluse quelle contenenti la “riserva virale”.
Il trapianto di cellule staminali è risultato efficace e ben tollerato, e per 3 anni la donna ha continuato il trattamento con i farmaci antiretrovirali insieme a quelli per il controllo della patologia leucemica e la prevenzione del rigetto.
In questo periodo i linfociti nel sangue e negli organi linfatici si sono progressivamente normalizzati e l’HIV non risultava riscontrabile sia nel plasma che nelle cellule, suggerendo una possibile riduzione della riserva virale.
Poiché non risultavano più presenti neanche gli anticorpi contro l’HIV (siero-reversione) è stata ipotizzata la scomparsa del virus e deciso di sospendere il trattamento con i farmaci anti-retrovirali.
In effetti, a distanza di 14 mesi dall’interruzione, non è mai stata riscontrata alcuna presenza del virus nel plasma e in tutti i campioni analizzati di linfociti CD4 dal sangue e dai tessuti linfatici.
Inoltre, non risulta riscontrabile una risposta immunitaria residua contro l’HIV e gli anticorpi contro il virus rimangono tutt’ora non misurabili.
Questi dati suggeriscono che nella donna l’HIV sia completamente scomparso dall’organismo in conseguenza dell’irradiazione cellulare e del trapianto con cellule “naturalmente resistenti” all’infezione.
In particolare, la tecnica dell’aplo-trapianto ha consentito anche l’utilizzo di cellule staminali provenienti dal sangue di cordone ombelicale di neonato, contenente cellule che possono essere adeguatamente selezionate per la suscettibilità all’infezione da HIV.
Esistono infatti bio-banche organizzate per il sangue da cordone ombelicale ed è possibile, grazie alle metodiche di screening, creare dei compartimenti specifici dei campioni che contengono le cellule che presentano i geni per la resistenza al virus.
Grazie alle risorse biotecnologiche che consentono l’isolamento e l’espansione cellulare, sarà presto possibile ottenere campioni sufficienti al trapianto di cellule staminali per un sempre più largo numero di persone.
Questa procedura terapeutica, nonostante la sua complessità, potrebbe consentire, in un non lontano futuro, un efficace e definitivo trattamento dell’infezione da HIV e di altre patologie ematologiche ed autoimmunitarie.


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