Uniti contro l'AIDS

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In diminuzione le nuove diagnosi di HIV

È stato pubblicato, nel Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, l”Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS in Italia al 31 Dicembre 2018” da parte del Centro Operativo AIDS , struttura coinvolta già dal 1987 nella Sorveglianza di questa infezione sul territorio Nazionale.

Notiziario COA 2019

Secondo i dati relativi al 2018, il numero di nuove diagnosi di infezione da HIV risulta essere in diminuzione rispetto agli anni precedenti (2.847 rispetto ai 3.673 e 3.561 relativi al 2017 ed al 2016) anche se vi sarà un piccolo incremento dovuto ad i ritardi di notifica dell’infezione.
I nuovi casi di infezione riguardano principalmente gli uomini (78%) e i cittadini italiani (70%) e sono avvenuti prevalentemente (oltre l’80%) in conseguenza di rapporti sessuali senza protezione (eterosessuali nel 41% ed omosessuali nel 39%) e solo in misura marginale (4%) in seguito a scambio di siringhe per l’assunzione di sostanze per via endovenosa.
Per quanto riguarda l’età alla diagnosi, le fasce maggiormente rappresentate sono 30-39 anni (28%) e 40-49 anni (24%).
La fascia di età tra i 25-29, che costituisce il 13,5% delle nuove diagnosi (circa 400 persone nel 2018), presenta una rilevante incidenza di infezione e rappresenta un gruppo di popolazione vulnerabile, non facile da raggiungere nell’ambito delle campagne informative e con la tendenza ad esplorare la sessualità a prescindere da stabili relazioni, spesso sottovalutando il rischio infettivo in conseguenza dei rapporti sessuali.
I giovani al di sotto dei 25 anni costituiscono invece il 9% delle nuove infezioni con un trend alla diminuzione.
Bisogna considerare che in questa categoria figurano anche 9 casi con un’età al di sotto dei 15 anni che hanno contratto l’infezione dalla madre nel corso della gravidanza o del parto nonostante questo tipo di trasmissione sia oggi assolutamente prevenibile con la terapia farmacologica.
Questo dato suggerisce che tuttora sussiste la forte necessità di implementare il test nel corso della gravidanza e di favorire l’accesso alla terapia a tutte le donne a cui è stata diagnosticata l’infezione.
I ragazzi nell’età compresa tra i 20 e i 24 anni sono prevalentemente maschi (72%), e hanno acquisito l’infezione generalmente per via sessuale (38% eterosessuale, 52% omosessuale).
Poiché in oltre un terzo dei casi vi è già l’evidenza di danni a carico dei linfociti CD4, è fondamentale veicolare a questo target di popolazione messaggi informativi volti a favorire l’adozione di comportamenti sessuali sicuri e l’esecuzione del test HIV nel caso di rapporti senza protezione.
L’infezione può infatti decorrere per molti anni senza dare manifestazioni cliniche apprezzabili, determinando comunque danni alle cellule del sistema immunitario.

Anche se i casi di AIDS sono in continua diminuzione (nel 2018 ne sono stati segnalati 759 contro gli oltre 5000 dei primi anni ‘90), in conseguenza degli effetti della terapia antiretrovirale combinata, non bisogna assolutamente abbassare la guardia, soprattutto per i giovani.
La terapia contro l’HIV, in grado di sopprimere efficacemente il virus e di prevenire la comparsa dell’immunodeficienza, consente oggi un’apprezzabile qualità di vita ma l’infezione non può essere guarita definitivamente e i farmaci vanno assunti per molti decenni con un impatto non indifferente a livello individuale e della salute collettiva, nonché dei costi a carico della comunità.

E’ importante, pertanto, non sottovalutare il rischio infettivo associato ai rapporti sessuali, adottando comportamenti in grado di prevenire adeguatamente l’infezione da HIV e le altre infezioni a trasmissione sessuale.

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