Uniti contro l'AIDS

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HIV, 40 anni dalla scoperta dei primi casi

Forty years on and new UNAIDS report gives evidence that we can end AIDS

È uscito un report dell’UNAIDS, l’agenzia delle Nazioni Unite specificamente dedicata al controllo della malattia a livello mondiale, sullo stato dell’arte dell’AIDS a distanza di 40 anni dalle prime segnalazioni nel mondo e sulle iniziative globali previste per favorirne la eradicazione.

Era infatti il 1981 quando vennero messe in evidenza alcune forme di immunodeficienza con grave infezione polmonare a carico di persone giovani appartenenti a comunità localizzate nelle grandi città della California.
Nei mesi e anni successivi questa grave forma di immunodeficienza è risultata essere causata da un retrovirus definito HIV (virus dell’immunodeficienza umana) la cui trasmissione avveniva attraverso i rapporti sessuali non protetti e lo scambio di siringhe ad uso endovenoso.
Fino alla metà degli anni ’90 l’infezione era difficilmente curabile e i pochi farmaci disponibili non riuscivano spesso a prevenire le gravi complicazioni dell’AIDS, con conseguente elevata mortalità.
Dal 1996, con la messa a punto della terapia combinata ad alta efficacia (HAART), il decorso dell’infezione è profondamente cambiato, principalmente nei paesi più sviluppati, consentendone la gestione a lungo termine seppure in presenza degli effetti collaterali dei farmaci.
Nei decenni successivi sono stati messi a disposizione numerosi altri farmaci che, in opportune combinazioni, consentono oggi un'accettabile qualità di vita alle persone che vivono con l’infezione da HIV, sia pure senza una completa guarigione.
Non in tutte le aree del globo si sono avuti comunque gli stessi progressi relativamente alla gestione dell’infezione. Vari fattori tra i quali la disponibilità di risorse economiche, la presenza di un sistema sanitario pubblico adeguato e il diverso approccio culturale hanno infatti determinato conseguenze estremamente differenti riguardo il controllo e la cura della infezione.
In molti Paesi, soprattutto nell’Africa Subsahariana, nell’Asia e nel Sudamerica, i pregiudizi e le discriminazioni giudiziarie relativamente alla sessualità e alla tossicodipendenza hanno ostacolato la prevenzione e lo screening dell’infezione, favorendone la diffusione e la progressione clinica in assenza di cure adeguate.
Inoltre, in molti Paesi, la ridotta disponibilità di strutture in grado di facilitare le campagne di prevenzione e lo screening, nonché di assicurare le cure necessarie, ha avuto un peso determinante, per numerosi decenni, sul controllo dell’epidemia.
Un discorso a parte può essere posto per la ineguale disponibilità di farmaci antiretrovirali la cui fornitura è stata resa possibile, in molte aree del globo, grazie a specifici programmi ed interventi delle Istituzioni Internazionali e delle Associazioni no-profit, comunque non in misura tale da consentire il trattamento di larga parte delle persone con l’infezione.
Grazie a questi interventi, tra il 2010 ed il 2020, le persone in trattamento nel mondo sono triplicate e la mortalità così ridotta di oltre il 40% a livello globale.
Gli obiettivi previsti per il 2030 sono stati tuttavia messi a dura prova dall’attuale pandemia da COVID-19, che ha avuto, in tutte le aree del pianeta, un peso rilevante sulle attività di prevenzione e cura dell’infezione da HIV e rallentato in maniera rilevante l’attuazione dei programmi di collaborazione internazionale per il controllo dell’HIV/AIDS a livello globale.
La sfida attuale è pertanto quella di riprendere a pieno regime gli interventi volti ad arginare l’AIDS nel mondo, in stretta sinergia con quelli necessari a controllare la pandemia da COVID-19 mediante la fornitura adeguata di vaccini e farmaci nei Paesi che ne hanno maggiore necessità.
L’obiettivo strategico è di assicurare, entro il 2025, la terapia antiretrovirale ad oltre il 95% delle persone con l’infezione nel mondo, al fine di ridurne di oltre un terzo la mortalità.
In tale ottica è prevista una nuova dichiarazione politica sull’HIV nel corso del Meeting ad alto livello sull’AIDS presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in programma dall’8 al 10 Giugno 2021.

Tale evento si propone di ridare adeguata visibilità all’HIV/AIDS e, una volta usciti dall’emergenza pandemica attuale, fornire una spinta decisiva per una definitiva eradicazione dell’AIDS a livello globale.

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