Uniti contro l'AIDS

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Conferenza annuale della Società Internazionale dell’AIDS

Vancouver 2015
Si è tenuta dal 19 al 22 Luglio a Vancouver (Canada) la Conferenza annuale della Società Internazionale dell’AIDS, evento globale nel quale medici, ricercatori, operatori di associazioni di volontariato e politici sanitari si sono confrontati attivamente sulle esperienze ed innovazioni nel campo dell’HIV/AIDS. Fra i vari interventi che si sono succeduti durante i quattro giorni della Conferenza, le seguenti tematiche hanno suscitato il maggiore interesse dei partecipanti:

Terapia Antiretrovirale Combinata
I risultati definitivi dello studio START, condotto su quasi 5000 persone di 35 paesi in un periodo di tre anni, hanno dimostrato che le persone HIV-positive che hanno cominciato il trattamento quando il numero dei linfociti CD4 era superiore a 500/mm3 hanno avuto un rischio significativamente più basso (intorno al 53%) di sviluppare infezioni associate all’AIDS rispetto a quelle che hanno posticipato l’inizio al momento in cui i linfociti CD4 scendevano al livello di 350/mm3. Nonostante questo dato era già stato evidenziato in studi di portata più limitata, lo studio START fornisce la chiara evidenza che è necessario contrastare l’infezione da HIV più precocemente possibile anche in assenza della sintomatologia.

Profilassi Pre-esposizione (PrEP)
I risultati dello studio HPTN 067 (ADAPT) mostrano che l’assunzione giornaliera della combinazione Tenofovir/emcitrabina a scopo preventivo (profilassi pre-esposizione) facilita l’aderenza alla terapia e la copertura dei rapporti sessuali rispetto all’assunzione per due volte la settimana o solo in occasione dei rapporti sessuali. Questa evidenza è risultata in un gruppo di 500 persone, includente donne eterosessuali ad alto rischio in Sudafrica e uomini omosessuali e donne transessuali in Tailandia e Stati Uniti. Una migliore aderenza e copertura del trattamento pre-esposizione potrebbero in prospettiva ridurre in maniera sensibile il rischio di contagio dal virus HIV.
Inoltre i risultati preliminari di due studi (U.S. PrEP Demonstration Project, condotto negli Stati Uniti su un gruppo di uomini che fanno sesso con uomini e donne transessuali,  e TDF2, condotto in Botswana su giovani adulti eterosessuali) mostrano che l’assunzione regolare della terapia pre-esposizione comporta una notevole riduzione dell’incidenza di nuovi casi di infezione da HIV, pur non avendo effetti rilevanti su quella delle altre infezioni a trasmissione sessuale.

Coinfezioni
La coinfezione con il virus dell’Epatite C (HCV) è riscontrabile nel 10-15% delle persone che vivono con l'HIV e, oltre a compromettere il decorso dell’infezione, rappresenta, per la complessità dei trattamenti combinati, una problematica rilevante per la gestione terapeutica di queste persone. La disponibilità di nuovi farmaci contro l’HCV consente oggi di ottimizzare i protocolli terapeutici necessari per trattare adeguatamente questi casi di co-infezione. Nell’ambito degli studi effettuati negli ultimi anni, sono emersi risultati incoraggianti associando alla terapia antiretrovirale le seguenti combinazioni farmacologiche contro l’HCV: grazoprevir (inibitore proteasi) - elbasvir (inibitore NS5A) (studio EDGE); sofosbuvir (inibitore NS5B) - daclatasvir o ledipasvir (iniibitori NS5A)  - peg-interferone - ribavirina (studio ANRS CO13 HEPAVIH);  sofosbuvir  - daclatasvir (Studio Francese multicentrico). In tutti questi casi il trattamento è risultato compatibile con la terapia anti-retrovirale ed ha portato ad una apprezzabile soppressione dei livelli ematici del virus HCV.

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