Uniti contro l'AIDS

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Vaccino contro il Coronavirus, e per l’HIV?

Vaccino COVID-19 e il vaccino HIV?
Negli ultimi giorni sono emerse notizie confortanti riguardo la vaccinazione contro il COVID-19, infezione pandemica che da quasi un anno sta condizionando la nostra quotidianità con le sue implicazioni sanitarie e socio-economiche.
Solo pochi giorni fa due vaccini contro il COVID-19 sono stati approvati dagli Enti regolatori Britannico e Statunitense e in questi Paesi è conseguentemente iniziata, in maniera estensiva, la vaccinazione preventiva contro l’ infezione.
Uno dei due vaccini è stato inoltre approvato anche dall’EMA, l’Agenzia Regolatoria europea, e la vaccinazione potrà pertanto essere effettuata a breve nei Paesi dell’Europa Comunitaria, inclusa l’Italia.
La notizia crea ovviamente ottimismo e legittime aspettative affinché si possa efficacemente prevenire ed arrestare l’attuale pandemia che sta causando a livello globale rilevanti problematiche in termini di mortalità e sovraccarico ospedaliero, nonché enormi limitazioni nell’ambito della vita relazionale e del tessuto economico.
Come è stato possibile mettere a punto, in meno di un anno, dei vaccini in grado di proteggere da un’infezione che, in maniera silenziosa, si è diffusa a velocità sostenuta in tutto il pianeta?
Come mai per un’infezione come l’HIV/AIDS, documentata da ben quaranta anni e pienamente caratterizzata a livello scientifico, non risulta ancora disponibile un vaccino efficace nonostante gli anni e le ingenti risorse impiegate per la sperimentazione?


La ragione di questo fenomeno risiede principalmente nelle profonde differenze tra i due virus:
l’HIV è un virus lento a RNA, della famiglia dei retrovirus, che richiede la conversione in DNA (retrotrascrizione) per potersi integrare nel genoma della cellula e moltiplicarsi. Questo tipo di processo può causare errori nella copiatura della sequenza del virus e conseguentemente facilitare mutazioni, in misura molto più frequente rispetto ad altri virus. Per questa ragione esistono numerose varianti di HIV (tipi e sottotipi), che presentano differenze genetiche anche di notevole entità.
Queste differenze  impediscono che possa essere generata una risposta immunitaria in grado di contrastare adeguatamente tutti i sottotipi virali caratterizzati. Inoltre, in virtù della sua frequenza di mutazione, una volta entrato nell’ospite l’HIV può evadere nel tempo la risposta immunitaria generata in conseguenza dell’infezione e, dopo un periodo variabile da mesi ad anni, riprendere a moltiplicarsi e a diffondersi nell’organismo.
Queste problematiche hanno impedito negli ultimi decenni lo sviluppo di un vaccino e, nonostante diverse sperimentazioni sul modello animale abbiano fornito dati incoraggianti, gli studi su larga scala sull’uomo non hanno dimostrato un’apprezzabile efficacia dei candidati testati.
Questi dati non hanno pertanto consentito l’approvazione da parte degli enti regolatori e la conseguente disponibilità effettiva di un vaccino. 
È necessario tenere presente che ingenti risorse scientifiche ed economiche sono state nello stesso tempo rivolte anche allo sviluppo di farmaci antivirali, che oggi risultano estremamente efficaci e consentono, nella grande maggioranza dei casi, il controllo dell’infezione evitando la progressione verso la grave immunodeficienza.

Al contrario, il SARS-CoV-2, il virus responsabile del COVID-19, che appartiene alla famiglia dei Coronavirus, è sempre un virus a RNA ma il suo sistema di replicazione è più accurato e tende a generare pochi errori e  mutazioni.
Pertanto, la sequenza virale tende a rimanere prevalentemente stabile e, nonostante l’evidenza di varianti, non vi sono, tra i sottotipi virali caratterizzati, differenze genetiche tali da condizionare il riconoscimento incrociato da parte della risposta immunitaria. Inoltre, l’insorgenza di ceppi mutanti nel corso dell’infezione appare assolutamente trascurabile, consentendo nella grande maggioranza dei casi un’efficace eliminazione del virus da parte del sistema immunitario.
La maggiore stabilità del SARS-CoV-2, rispetto all’HIV, ha conseguentemente facilitato la messa a punto di vaccini in grado di stimolare una risposta immunitaria nei confronti di diverse varianti del virus.
La ricerca e la messa a punto di questi vaccini si sono giovate delle notevoli risorse investite e della disponibilità di tecnologie all’avanguardia in grado di elaborare in breve tempo le informazioni riportate in varie aree del mondo e di metodologie estremamente accurate di ingegneria genetica e molecolare.
È stato così possibile identificare le sequenze essenziali per l’azione del virus e costruire molecole di RNA in grado di indurre le cellule a produrre una risposta per bloccare efficacemente l’ingresso e la diffusione del virus.
L’auspicio degli esperti è che questi vaccini, una volta autorizzata la somministrazione su larga scala, possano prevenire l’insorgenza dell’infezione o limitarne l’entità, contribuendo alla riduzione degli effetti patogeni del SARS-CoV-2 ed alla sua diffusione nella comunità.

Per quanto riguarda l’HIV, la disponibilità di numerosi farmaci efficaci condiziona senza dubbio gli investimenti nel campo vaccinale.
Ciò nonostante la ricerca di vaccini preventivi e terapeutici continua senza sosta e sono in corso diversi trial sperimentali su larga scala basati sull’utilizzo di sequenze genetiche conservate o di anticorpi neutralizzanti, i cui esiti potrebbero in prospettiva consentire la messa a punto e l’allestimento di programmi di vaccinazione che risulterebbero essenziali per combattere la diffusione dell’epidemia, in particolare nei Paesi non ancora in grado di permettere un adeguato accesso ai farmaci antiretrovirali.
A tale proposito le infrastrutture e le tecnologie sviluppate per combattere l’attuale pandemia da COVID-19 potrebbero trovare applicazione anche per quanto riguarda lo sviluppo e la somministrazione futura di un potenziale vaccino contro l’HIV. E’ comunque indispensabile, in tale ottica, mantenere ed implementare le reti e le strutture interattive a livello internazionale che hanno consentito il rapido sviluppo di tali vaccini.

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