Uniti contro l'AIDS

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Ultimo aggiornamento

  • 26 novembre 2019

Il test HIV ai minori: tra norme vigenti e prospettive future

Secondo l’ordinamento italiano, i minori di 18 anni non possono accedere al test diagnostico per l’infezione da HIV senza il consenso del genitore o di altro soggetto esercente la potestà genitoriale.

Il problema ha assunto nel tempo dimensioni rilevanti, poiché sempre più frequenti sono i casi in cui il sanitario, sulla base delle informazioni raccolte nel colloquio preliminare col minore, riscontra la sussistenza di un concreto rischio di infezione e al contempo verifica l’impossibilità in concreto di convincere lo stesso a coinvolgere il/i soggetti esercenti la potestà genitoriale.
Le motivazioni sono le più disparate, ma appaiono comprensibili trattandosi di persone molto giovani e di rapporti sessuali per lo più intrattenuti all’insaputa dei genitori.
Talvolta poi, il coinvolgimento del genitore implicherebbe anche la comunicazione di notizie dall’impatto potenzialmente dirompente nel contesto familiare (si pensi, in particolare, al caso dei ragazzi o ragazze che fanno sesso con persone dello stesso sesso e che non hanno affrontato in famiglia il tema del proprio orientamento sessuale).

In tali ipotesi, l’operatore sanitario può decidere di consultare l’ufficio del giudice tutelare onde ottenere un'autorizzazione all’esecuzione del test diagnostico. In detti casi, è poi necessario approntare idonei strumenti per comunicarne gli esiti al minore stesso e assisterlo, nell’ipotesi di riscontrata sieropositività, nella comunicazione degli esiti al/ai genitori.

Al di fuori dei casi qui sopra previsti, il test non potrebbe, attualmente, essere effettuato alla persona minore di 18 anni.

Sotto il profilo normativo, la questione pone un delicato problema di bilanciamento tra interessi giuridicamente tutelati e qui confliggenti: da un lato il diritto del minore a vedere tutelata la propria salute e la riservatezza dei propri dati sanitari, dall’altra il diritto-dovere del genitore/soggetto esercente la capacità genitoriale di essere informato di ogni trattamento sanitario e di prestarvi il proprio consenso.

Alcune ASL, per gestire il problema, hanno previsto per i cosiddetti “grandi minori” (16-17 anni) e solo per essi, appositi percorsi che contemplano, in presenza di un rischio concreto di infezione, l’esecuzione del test anche in assenza del consenso del genitore (e senza previa autorizzazione del giudice tutelare) laddove situazioni ambientali particolari, definibili come “emergenziali”, ne escludano la possibilità di coinvolgimento senza rischi per il minore stesso. In dette ipotesi, il grande minore viene informato del fatto che, nell’ipotesi di test diagnostico con esito positivo, verrà attivato dallo stesso personale sanitario, un percorso di supporto nella comunicazione dell’esito al genitore/tutore.
Si tratta tuttavia, in questi casi, di scelte di tutela che espongono l’operatore sanitario ad elevati rischi, proprio perché il bilanciamento degli interessi avviene in assenza di una precisa norma “abilitatrice” ed in apparente violazione di diritti e prerogative di soggetti giuridicamente tutelati.

Un passo avanti verso una soluzione normativa di queste situazioni è stato compiuto con il parere dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza del febbraio 2019.
Il Garante si è infatti espresso favorevolmente alla possibilità di valutare l’introduzione di norme che consentano l’accesso ai test dell’HIV e per le altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST) da parte dei minorenni - anche senza il preventivo consenso dei genitori - nel rispetto di tre condizioni:
1.  i test devono essere effettuati in un contesto protetto e dedicato nell’ambito del Servizio sanitario nazionale;
2. in caso di esito positivo del test i genitori o il tutore saranno coinvolti al fine di garantire alla persona di minore età un adeguato supporto affettivo nella gestione della notizia e della terapia;
3.  è al contempo necessario promuovere una cultura della prevenzione e l’educazione all’affettività e alle emozioni.

E’ dunque auspicabile la convergenza di tutti gli orientamenti politici verso l’elaborazione di una norma che offra il più elevato livello di tutela del minore, sia sotto il profilo della salvaguardia della salute e dell’integrità fisica sia - e con pari dignità e rilievo - sotto l’aspetto della tutela della riservatezza e della predisposizione di adeguati strumenti di formazione e supporto sui temi della sessualità e dell’identità sessuale.
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