Uniti contro l'AIDS

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Icar - Nuovi farmaci "long-acting" per Hiv in arrivo

ICAR 2018
 
Fonte Ufficio Stampa ICAR

La soluzione più vicina, ormai in avanzato stato registrativo, è rappresentata dai farmaci Cabotegravir e Rilpivirina. "Se tutto ciò sarà confermato, si apriranno nuove frontiere per il trattamento a lungo termine della malattia da HIV", dichiara il Prof. Carlo Federico Perno, presidente del Congresso ICAR 2018

La terapia antiretrovirale è alle soglie di una nuova era, potenzialmente in grado di rivoluzionare sia la logistica individuale che l’intero profilo organizzativo. I recenti risultati della ricerca scientifica hanno consentito un miglioramento nella qualità di vita dei pazienti sieropositivi. Per loro le attuali terapie garantiscono per anni livelli di viremia non rilevabile. E' quindi arrivato il momento di migliorare le terapie di mantenimento, entrando nell'ottica di una terapia che durerà per decenni, probabilmente per tutta la vita. In tal senso, diviene cruciale ottimizzare il trattamento, riducendo le condizioni che limitano l'aderenza dei pazienti, mantenendo livelli elevati di pressione sul virus per evitare il fallimento della terapia e lo sviluppo di resistenze.

"L'area dei farmaci "long acting" - dichiara il Prof. Carlo Federico Perno, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia all'Università degli Studi di Milano e Presidente Congresso Icar 2018 - risponde bene a questa nuova esigenza. Oggi abbiamo farmaci potenti, scarsamente tossici, e con caratteristiche che rendono possibile l'impostazione di trattamenti a somministrazioni dilazionate. Non solo, abbiamo la possibilità di utilizzare strumenti, come alcuni devices posizionati sottocute, in grado di rilasciare concentrazioni costanti di farmaco nel tempo, anche per mesi. Gli studi clinici per la valutazione di queste terapie long-acting sono molto avanzati. Nell'arco di 2-3 anni, quindi avremo, molto probabilmente, i primi di questi farmaci long-acting", somministrati per iniezione, con frequenza mensile o addirittura bimestrale, senza alcun supporto di terapia orale, in persone che abbiano già raggiunto, con terapia antivirale tradizionale, livelli di carica virale non rilevabile ".

L'APPUNTAMENTO – Se n'è parlato durante la giornata conclusiva della decima edizione di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research). Il congresso, presieduto dai professori Massimo Andreoni, Andrea Antinori e Carlo Federico Perno, conta oltre 1200 partecipanti tra ricercatori, medici, specialisti di vari settori coinvolti nell’assistenza e cura dell’infezione da HIV, volontari delle associazioni impegnate nella lotta contro l’AIDS. ICAR è organizzata sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e con il patrocinio di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica.

COME CAMBIERA' LA TERAPIA, PRO E CONTRO - La somministrazione una volta al mese, o addirittura ogni due mesi, senza necessità di rifornirsi continuamente di farmaci in pillole, rappresenta una possibilità concreta della terapia antivirale del prossimo futuro. Tra i vantaggi: facilità di somministrazione, mantenimento di concentrazioni stabili di farmaco, riduzione dei rischi di non aderenza. Ci sono, però, anche dei contro: la perdita della percezione dell'infezione con conseguente aumento dei comportamenti a rischio, e l'eventuale tossicità, controllabile con più difficoltà."I primi dati tendono a favorire i vantaggi e non evidenziano particolari svantaggi prosegue il Prof. Perno - tuttavia serviranno dati solidi, derivanti dai trials clinici controllati, per confermare i risultati altamente promettenti finora ottenuti. Se tutto ciò sarà confermato, si apriranno nuove frontiere per il trattamento a lungo termine della malattia da HIV".

I FARMACI -La soluzione più vicina, ormai in avanzato stato registrativo, è rappresentata dai farmaci Cabotegravir e Rilpivirina. Il primo appartiene alla categoria degli inibitori dell’integrasi, e strutturalmente è molto simile al già celebratissimo Dolutegravir disponibile per via orale, mentre il secondo è un inibitore non-nucleosidico della transcriptasi inversa, già in commercio da alcuni anni. L’evoluzione delle tecnologie dell’area farmaceutica ha reso possibile una notevole riduzione del volume di farmaco da iniettare, formulando inoltre le molecole in modo da essere rilasciate in circolo in maniera e misura costanti.

"Il potenziale vantaggio apportabile da questa soluzione a due farmaci - aggiunge il Prof. Giovanni Di Perri, Consigliere SIMIT e Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell'Università degli Studi di Torino -appare ovvio secondo diverse prospettive. Innanzitutto la comodità di poter evitare l’impegno quotidiano da rispettare nel caso della terapia orale, un aspetto operativo che di fatto annulla ogni possibile istanza di aderenza subottimale legata a fattori comportamentali individuali. Questa forma di terapia è infatti al momento prevista sotto diretto monitoraggio del centro infettivologico che ha in cura il paziente, e non si presta ad inopportune variazioni legate appunto al comportamento del paziente. In seconda istanza occorre considerare l’attuale profilo demografico della popolazione di pazienti in cura, sempre più compresi nell’età matura e pertanto portatori di comorbosità necessitanti altrettante soluzioni terapeutiche".

La riduzione dell’impegno terapeutico individuale sul versante della terapia antiretrovirale consente una migliore aderenza complessiva a tutte le forme di terapia medica e di fatto “normalizza” il paziente con infezione da HIV nei riguardi della popolazione generale.  Da notare inoltre come l’esposizione del bersaglio virale a concentrazioni costanti di farmaco, ovvero senza le variazioni secondarie all’assunzione quotidiana della terapia per via orale, rispetti in pieno il profilo farmacodinamico degli antiretrovirali, il cui rendimento è legato appunto alla presenza continua di concentrazioni superiori ai valori soglia di efficacia. Si tratta di un inizio foriero di una nuova spinta evolutiva, che potrà avvalersi di opzioni la cui frequenza di somministrazione potrà addirittura attestarsi su un'unica somministrazione annuale.
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