Uniti contro l'AIDS

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Batteri patogeni e come contrastarli

È in fase di studio, con promettenti risultati, una nuova metodologia mirata a potenziare l’azione degli antibiotici oggi disponibili nei confronti di batteri patogeni.
Questo approccio sperimentale, pubblicato dai ricercatori della Monash University, Australia sulla rivista Nature Communications, si basa sull’aggiunta all’antibiotico di una breve sequenza di peptidi formilati (f-Pep), piccoli composti proteici che sono naturalmente in grado di attirare i granulociti neutrofili, cellule del sangue ad azione antibatterica, potenziandone l’azione.
Nello specifico, è stata sinteticamente modificata la molecola della vancomicina, un antibiotico largamente utilizzato per trattare infezioni batteriche, mediante il legame con i brevi peptidi fMLFG, fMLFK, fMLFL o fMLYG.
In studi mediante modelli cellulari sperimentali, la vancomicina modificata è risultata in grado di riconoscere la superficie di ceppi del batterio Stafilococco Aureo e di richiamare localmente numerosi granulociti neutrofili, cellule capaci di fagocitare (ingerire) efficacemente i batteri.
Inoltre, in studi di infezione sperimentale nei topi, negli animali trattati con la vancomicina modificata si è osservata una sensibile riduzione dei livelli ematici e tessutali dello Stafilococco Aureo e del danno infiammatorio a carico del tessuto polmonare, con una sensibilmente minore mortalità.
Questi dati indicano che l’antibiotico modificato è in grado di contrastare più efficacemente l’infezione batterica rispetto al farmaco tradizionale, molto probabilmente anche grazie alla capacità di favorire il richiamo e l’azione battericida dei Granulociti Neutrofili.
La possibilità di avvalersi di un farmaco più efficace potrebbe essere fondamentale per il trattamento precoce delle infezioni da batteri patogeni, contrastando in tempi rapidi la crescita dei batteri e lo sviluppo di ceppi antibiotico-resistenti.
Il fenomeno dell’Antibiotico-resistenza costituisce infatti oggi un rilevante ostacolo al trattamento di molti casi di infezione batterica, determinando, con maggiore frequenza nel tempo, l’aumento delle forme cliniche estremamente gravi. Il potenziamento dell’azione degli antibiotici oggi disponibili consentirebbe cicli di trattamento estremamente più brevi con efficacia clinica ed un minore impatto sulla generazione di ceppi batterici resistenti e della diffusione delle infezioni contratte in ambito ospedaliero.

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