Uniti contro l'AIDS

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Ultimo aggiornamento

  • 1 ottobre 2014

Raggiunta l’intesa per l’uso in Italia dei nuovi farmaci contro l’epatite C

Epatite C sofosbuvirE’ stata raggiunta un’intesa per la rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale del nuovo farmaco sofosbuvir per la cura dell’epatite C cronica.
L’infezione da virus dell’Epatite C è estremamente pericolosa per la salute in quanto, nonostante si accompagni ad una sintomatologia moderata nella fase acuta, tende a cronicizzare nella maggior parte dei casi e a causare danni irreversibili al fegato. Inoltre, la grande variabilità genetica del virus non ha consentito lo sviluppo di un vaccino preventivo e, fino a qualche anno fa, i pochi farmaci disponibili (ribavirina, interferone alfa) non risultavano spesso in grado di controllare adeguatamente l’infezione.
Grazie ad un’intensa attività di ricerca, sono stati sviluppati nuovi farmaci in grado di bloccare specificamente le proteine virali (inibitori enzimatici telaprevir e boceprevir) che hanno consentito, in combinazioni adeguate con i farmaci già in uso, un miglior trattamento della Epatite C cronica.
Sono stati approvati dall’EMA (agenzia regolatoria europea) ulteriori due farmaci: il ledipasvir (inibitore del NS5A) e il sofosbuvir (inibitore della polimerasi NS5B), in grado di contrastare, in combinazione tra loro, la replicazione di differenti genotipi del virus HCV.
Questi nuovi farmaci presentano tuttavia costi molto elevati e, per essere rimborsati in Italia, si rendono necessari adeguati protocolli d’intesa tra le istituzioni sanitarie (Ministero della Salute e l’AIFA) e le aziende produttrici.
Nel caso del sofosbuvir l’accordo, raggiunto in seguito ad una trattativa durata molti mesi tra il Ministero della salute, l’AIFA e la casa produttrice, prevede che la rimborsabilità del farmaco possa avvenire sulla base di criteri di appropriatezza definiti dal Ministero e dalla Commissione Tecnico-Scientifica della stessa agenzia in relazione della gravità della patologia.
E’ comunque auspicabile che le nuove risorse terapeutiche contro l’Epatite C possano essere messe a disposizione dell’intera collettività contribuendo a ridurre in maniera significativa l’incidenza e le conseguenze cliniche dell’infezione virale.
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