Uniti contro l'AIDS

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Sistema immunitario ed Epatite C

È stato caratterizzato un meccanismo utilizzato dal virus dell’Epatite C (HCV) e da altri virus per evadere l’immunità aspecifica, ovvero la funzione che consente all’organismo di riconoscere e combattere immediatamente le infezioni da virus e batteri, ancora prima che venga sviluppata l’immunità specifica.
Tale evidenza è stata pubblicata sul giornale eLife da parte di ricercatori dell’Università della Queens University (Canada) e dell’University College (Regno Unito).
Specificamente, mediante esperimenti condotti in laboratorio su colture di cellule epatiche infettate con HCV, è stato dimostrato che il virus è in grado di interagire con una proteina cellulare chiamata ciclofillina A, bloccando i meccanismi di difesa cellulare promossi dall’Interferone alfa e dalla Proteina Chinasi R (PKR) e replicando attivamente sin dalle prime ore dell’infezione sperimentale.
Se si inattiva l’espressione della ciclofillina A mediante l’aggiunta di sequenze di RNA o di farmaci inibitori, il virus non riesce a replicare nelle cellule in quanto risulta adeguatamente controllato dai processi dell’immunità aspecifica che, appunto, si attivano precocemente.
Questo effetto non viene osservato in colture di cellule geneticamente mutate non in grado di esprimere la PKR.
Per combattere le infezioni virali è fondamentale conoscere le strategie utilizzate dai virus nell’interazione con le cellule umane.
Questo “meccanismo di difesa” è utilizzato dall’HCV, come da altri virus, tra i quali i Coronavirus, e la piena comprensione delle caratteristiche delle molecole convolte consentirà di mettere a punto farmaci potenzialmente in grado di controllare la crescita virale sin dalle prime fasi dell’infezione.
Per l’Epatite C, come per altre infezioni virali, non è infatti disponibile un vaccino specifico e sarebbe estremamente utile un farmaco con costi più limitati rispetto a quelli attualmente disponibili.
Poiché questi meccanismi molecolari sono utilizzati da diversi virus è possibile, almeno sulla carta, che i farmaci potenziali abbiano un effetto protettivo non solo sull’epatite C ma anche su altre infezioni virali dannose per l’organismo.


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