Uniti contro l'AIDS

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COVID-19, il vaccino è indicato nelle persone con sistema immunitario compromesso?

La disponibilità di vaccini contro il COVID-19, con il conseguente avvio del piano vaccinale, costituisce una notizia confortante nella prospettiva di contenere e ridimensionare la pandemia virale in corso, causa di gravi conseguenze sanitarie e con implicazioni rilevanti in ambito sociale ed economico.
Da alcuni quesiti posti al Telefono Verde AIDS e IST, Servizio nazionale di counselling telefonico anonimo e gratuito, collocato all'interno dell'UO RCF - Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, è emersa la preoccupazione, in persone che presentino la compromissione del sistema immunitario (come nel caso di patologie croniche o infezioni, tra cui l’HIV/AIDS) sulla reale efficacia e sicurezza della vaccinazione contro il COVID-19.
Nell’ambito della procedura di approvazione del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2, l’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) ha elaborato e pubblicato delle FAQ al fine di mettere in chiaro le caratteristiche e le possibili implicazioni di tale vaccinazione.
In particolare, vengono fornite specifiche risposte alle questioni riguardo l’efficacia, la sicurezza e le modalità di somministrazione del prodotto vaccinale che risulta composto da una piccola porzione di RNA virale, codificante la proteina spike del virus, racchiusa in vescicole lipidiche per consentirne l’ingresso nelle cellule.
La somministrazione del vaccino in due dosi è risultata indurre, in un grande numero di persone sottoposte alla sperimentazione di fase III, un’efficace risposta immunitaria contro la proteina spike del virus e la protezione dall’infezione in oltre il 90% dei casi.
La FAQ numero 16 riguarda specificamente le possibili implicazioni del vaccino nelle “persone con documentata immunodeficienza o con malattie autoimmuni”. Per le persone con compromissione del sistema immunitario viene precisato che i dati disponibili risultano limitati, ma che: “sebbene queste persone possano non rispondere altrettanto bene al vaccino, non vi sono particolari problemi di sicurezza”.
Viene pertanto affermato che, vista la mancata evidenza di problematiche relative alla sicurezza, le persone immunocompromesse (più a rischio di contrarre il COVID-19 in modo sintomatico e severo, rispetto alla popolazione non immunodepressa) possono essere vaccinate.
In questo ambito è auspicabile la piena fruibilità del  programma vaccinale affinché sia assicurata con tempestività un’adeguata copertura per le fasce di popolazione, le quali potrebbero avere una maggiore fragilità nei confronti dell’infezione da Sars CoV-2, virus responsabile del COVID-19.
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