Uniti contro l'AIDS

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Ultimo aggiornamento

  • 5 novembre 2018

Le novità da Glasgow 2018

Si è tenuto dal 28 al 31 ottobre 2018 a Glasgow (Regno Unito) il Congresso Internazionale sulla Terapia Farmacologica contro l’HIV, tradizionale evento che, mediante la partecipazione di medici, ricercatori, rappresentanti delle aziende farmacologiche e associazioni di persone con infezione da HIV, ha lo scopo di mettere in evidenza le principali novità e prospettive nel campo del trattamento dell’infezione da HIV e delle infezioni ad esso associate.
Nell’ambito del Congresso sono stati riportati i risultati dei principali studi clinici e sperimentali relativamente ai farmaci già utilizzati o in corso di approvazione per la terapia antiretrovirali.
Tra le novità documentate si possono sottolineare in particolare alcune evidenze:
  • E’ stata valutata la tollerabilità dell’assunzione della PrEP mediante una comparazione (metanalisi) del numero di effetti collaterali riportati nel corso di 14 protocolli clinici basati sull’assunzione preventiva dei farmaci tenofovir disoproxil fumarato ed emtricitabina o tenofovir da solo. Lo studio ha evidenziato che globalmente nelle persone che hanno assunto la PrEP il numero di rilevanti effetti collaterali (fratture ossee, grave disfunzione renale) non è risultato superiore rispetto ai gruppi di controllo. Risulta invece, a carico delle persone che hanno assunto la PrEP, una maggiore probabilità di riportare modiche alterazioni dei livelli sierici della creatininina nel sangue, marcatore della funzionalità renale.

  • Il farmaco Bictegravir, un inibitore dell’integrasi di ultima generazione, può essere utilizzato in combinazione con altri farmaci come prima scelta nella terapia anti-retrovirale. Uno studio condotto su oltre 600 persone ha infatti dimostrato che l’utilizzo di questo farmaco consente, rispetto alla terapia che include il farmaco analogo dolutegravir, un’altrettanta efficace soppressione del virus con una minore probabilità di seri effetti collaterali.

  • Il trattamento con un solo inibitore della proteasi (ritonavir oppure lopinavir, atazanavir, darunavir) insieme ad un altro farmaco a diverso meccanismo di azione è in grado di determinare, rispetto alla tripla combinazione farmacologica, una efficace soppressione virale con una riduzione significativa di effetti collaterali tali da richiedere la sospensione terapeutica. Questa evidenza emerge da uno studio comparativo (metanalisi) su 7 protocolli terapeutici pubblicati nella letteratura scientifica.

  • L’inclusione dell’anticorpo monoclonale ibalizumab, che interferisce con il legame tra virus e recettore CD4, nella combinazione farmacologica consente una soddisfacente soppressione virale in persone con dimostrata resistenza a diversi farmaci antiretrovirali. Tale evidenza è risultata nell’ambito di un protocollo terapeutico sperimentale nel quale 15 persone, su un totale di 40 sottoposte a tale trattamento, hanno presentato livelli di viremia sotto le 50 copie/ml stabili per un periodo di 48 settimane.

  • Il trattamento a lunga durata di azione per via intramuscolare con i farmaci cabotegravir (inibitore dell’integrasi) e rilpivirina (inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa) è in grado di determinare una efficace soppressione virale per un lungo periodo di tempo. I risultati dello studio LATTE-2, trial clinico di fase II su 115 persone, mostrano che, a distanza di 160 settimane, le persone che hanno ricevuto tale trattamento mediante inoculazione intramuscolare ogni 8 o 4 settimane sono risultate virologicamente soppresse nel 90% e nell’83% dei casi rispettivamente, in assenza di rilevanti effetti collaterali. Sono attualmente in corso studi di Fase III su larga scala al termine dei quali sarà auspicabilmente possibile procedere con la richiesta di approvazione di tale combinazione terapeutica per uso clinico.
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