Uniti contro l'AIDS

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Ultimo aggiornamento

  • 27 ottobre 2016

Get Involved #HIVGlasgow


Dal 23 al 26 ottobre si è tenuta l’Edizione 2016 dell’International Congress on Drug Therapy in HIV Infection, che si svolge ogni 2 anni a Glasgow, in Scozia. Al convegno ha partecipato la dott.ssa Miriam Lichtner, medico infettivologo, ricercatore della Università Sapienza di Roma polo pontino, che ha stilato per Uniti contro l'AIDS la sintesi qui sotto riportata con le più rilevanti novità da Glasgow.
 
Quest’anno il tema centrale, che è stato affrontato in diverse sessioni e nelle letture principali, è stato quello della prevenzione.
Una strategia preventiva nuova che tenga conto delle dinamiche epidemiche attuali e regionali e che utilizzi tutti gli strumenti che abbiano mostrato un’efficacia oggettiva in trial clinici controllati.
Anthony Fauci, uno dei ricercatori che ha più contribuito alla ricerca sull’HIV fin dall’inizio dell’epidemia ha, infatti, aperto il Congresso con una frase simbolica: Ending the HIV/AIDS epidemic: follow the science.
Egli ha sottolineato come numerosi studi negli ultimi 2 anni hanno dimostrato un'efficacia chiara della terapia come prevenzione con due principali strategie: la terapia data a tutte le persone con HIV come prevenzione per chi non ha l'infezione (TasP) e la terapia pre-esposizione data alle persone senza l'HIV ad alto rischio di infezione (PreP).
Altro filone di ricerca dove secondo Fauci bisogna puntare, è l’approccio verso una cura funzionale (HIV cure), che miri a rendere le persone con l'infezione capaci di controllare l’HIV senza terapia antivirale (ARV), rafforzando il sistema immunitario o riducendo al massimo il reservoir virale (i serbatoi di virus presenti nell'organismo). Ha dato anticipazioni su un nuovo trial, appena intrapreso, che utilizza un anticorpo monoclonale impiegato nella terapia della sclerosi multipla e che è stato in grado, nelle scimmie, di inibire la riattivazione di HIV dopo sospensione della ARV, bloccando la migrazione linfocitaria.
Sempre nella sessione di apertura Linda-Gail Bekker (proveniente dal Sud Africa) ha parlato della Prevention Revolution illustrando come in ogni area del mondo l’epidemia si diffonda diversamente: in Sud Africa ad esempio sono stati condotti studi che hanno dimostrato come l’infezione da HIV si trasmetta dagli uomini più anziani alle donne giovani che poi possano veicolare l’HIV ai futuri mariti (uomini giovani ) e ai figli. Vanno, quindi, implementati programmi di prevenzione che coinvolgano le ragazze nella fascia di età dei 15-19 anni anche con la PreP.
Un punto focale è sicuramente l’obiettivo che universalmente ci si deve porre per il futuro: 90-90-90. Questi numeri indicano il livello a cui bisogna puntare nella gestione dell’infezione da HIV al fine di abbattere le nuove infezioni: bisogna arrivare a diagnosticare il 90% delle persone HIV+ (molte volte inconsapevoli della loro infezione), di questi bisogna  mettere in terapia ARV almeno il 90%, affinchè il 90% raggiunga la soppressione virologica.
Tale strategia si basa sulle evidenze scientifiche che dimostrano che la possibilità di contagio da parte delle persone trattate è estremamente bassa.
La maggioranza delle nuove infezioni dipende infatti da quelle persone che non sanno di essere HIV+ e non sono trattate.
Julio Montaner ha presentato i dati del suo paese, in Canada, la British Columbia, dove la TasP è stata perseguita con una netta riduzione delle nuove infezioni. Implementazione del seek, test and treat è alla base del successo: cercare, offrire il test più possibile e trattare tutti.
Vari studi hanno dimostrato che tale strategia, oltre ad essere efficace, ha un buon rapporto costo/beneficio. La terapia per tutti è, inoltre, conveniente per la riduzione della mortalità e morbillità delle persone che vivono con l'HIV.
Jens Lundgren di Copenaghen ha illustrato i dati a lungo termine dello studio START in cui si è chiaramente dimostrato con un’ampia casistica, come i soggetti che iniziano la ARV subito, pur con CD4 alti, hanno un rischio di morte e di sviluppare patologie AIDS e non AIDS correlate, molto minore rispetto alle persone che invece attendono per iniziare la terapia, anche la qualità di vita migliora notevolmente dopo l’inizio della terapia.
Accanto a tanto entusiasmo però numerosi studi hanno presentato una disparità di accesso alle cure e quindi al raggiungimento di tali obiettivi 90-90-90.
La coorte EUROSIDA ha presentato dati di allarme nei paesi dell’Est Europa dove molte persone non accedono alle cure, non riuscendo ad avere una soppressione virologica.

Il secondo giorno si è dato più spazio alla terapia ARV, esperienze di real life con le nuove strategie terapeutiche a base di inibitori dell’integrasi (raltegravir e dolutegravir), di combinazioni compatte con un'unica compressa e di semplificazioni terapeutiche.
Le tossicità da ARV sono sempre meno anche se vanno monitorizzate soprattutto quando la persona che vive con l'HIV deve assumere terapie complesse con farmaci diversi per l’ipertensione, il diabete ect.
La tossicità renale ed ossea è stata affrontata in quanto vari studi hanno mostrato una netta riduzione di tale problematica con l’introduzione del TAF (tenofir ala fenamite) al posto del tenofovir (contenuto nel Truvada). Nell’ambito delle comorbidità si è affrontato il tema dello screening oncologico, a cui le persone che vivono con l'HIV devono essere sottoposte.
In particolare, sono stati presentati i dati francesi che dimostrano l’efficacia della Tac al torace nell’identificare precocemente i tumori al polmone nelle persone HIV+ fumatrici, le quali hanno un rischio maggiore rispetto alla persone fumatrici che non vivono con l'HIV.
In quest’ambito una relazione di una ricercatrice belga ha sottolineato come numerosi studi dimostrino l’efficacia della vaccinazione contro il papilloma virus nel prevenire condilomi e cancri HPV correlati sia negli uomini che nelle donne.
Attualmente il vaccino non è rimborsato per le persone HIV+, nè in Italia, nè nella maggioranza dei paesi.
Nell’ambito del monitoraggio della persona HIV+, che inizia quindi prima la terapia, sta meglio e cerca di uscire da una medicalizzazione forzata per tentare di tornare ad una vita “normale”, un'intera sessione è stata dedicata alla Digital Health, alle nuove tecnologie come ausilio alla gestione della persona che vive con l'HIV: un campo di estremo interesse.
Una ricercatrice di Brighton ha presentato un progetto che utilizza una app per migliorare l’aderenza alle cure e agli esami che la persona HIV+ deve eseguire. Tale approccio sarà a breve sviluppato anche in Italia.

Il terzo giorno il convegno è ritornato sul tema della PreP, presentando i dati di Sheena McCormack, ricercatrice che ha condotto lo studio Proud in Inghilterra, portando dei solidi dati di efficacia della terapia pre-espositiva con truvada in una corte di MSM ad alto rischio. Tali dati ormai pubblicati nel 2014 non hanno portato la Gran Bretagna a dare la rimborsabilità per la PreP, come invece è successo in Francia.
Marta Boffito, ricercatrice in Inghilterra, ha presentato uno studio che ha analizzato un gruppo di MSM inglesi che ha comprato su internet il farmaco generico per la PreP, essendo consentito dalle leggi locali. La concentrazione del farmaco generico sembra paragonabile al farmaco brandt.
L’esperienza francese è stata presentata con circa 1.000 persone trattate con buona efficacia e assenza di effetti collaterali. In Francia, il Ministero della Salute ha autorizzato la rimborsabilità per la PreP, partendo dai dati francesi e inglesi.
L’esperienza americana è stata, invece, descritta con 67.403 persone, che hanno assunto la PreP in real life dome dal 2013 al 2016.
Il convegno è stato chiuso da due rappresentanti dell'European AIDS Treatment Group (EATG) con un coinvolgimento, quindi, anche della Comunity.
Miriam Lichtner
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