Uniti contro l'AIDS

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ICAR 2025 - HIV e malattie correlate

HIV e malattie correlate: tumori in aumento del 68% dei casi. Le statine a protezione del cuore e contro la fragilità
 
“Servono screening mirati, campagne di prevenzione contro i tumori, smettere di fumare. Inoltre, le statine si possono usare non solo contro il colesterolo, ma anche per rallentare la fragilità” sottolinea la Prof.ssa Annamaria Cattelan, copresidente ICAR

Grazie ai progressi della terapia antiretrovirale, le persone con HIV oggi hanno un’aspettativa di vita simile alla popolazione generale. Ma questo invecchiamento porta con sé le nuove sfide legate alle malattie croniche, in particolare un aumento significativo dei tumori non-AIDS correlati e un rischio cardiovascolare su cui pesa l’infiammazione cronica. In questo contesto, emerge il ruolo rilevante delle statine, che non solo abbassano i livelli di colesterolo, ma hanno un ruolo protettivo contribuendo alla riduzione dell’infiammazione cronica in generale, influenzando i percorsi di invecchiamento biologico con un conseguente impatto sulla fragilità. Lo affermano alcuni studi recenti presentati nella17a edizione di ICAR - Italian Conference on AIDS and Antiviral Research https://www.icar2025.it, che si tiene dal 21 al 23 maggio al Padova Congress.

NUOVI TUMORI IN CRESCITA FRA LE PERSONE CON HIV
Un’analisi retrospettiva su 4.642 pazienti trattati al Sacco di Milano fra il 2000 e il 2023 ha rilevato 580 casi di neoplasia: di questi, il 63,9% non erano più tumori “AIDS-correlati” ma neoplasie tipiche della popolazione generale. L’incidenza di questi tumori dal 2000–2007 al 2016–2023 è passata da 580,5 a 974,4 casi ogni 100mila persone, con un aumento del 68%. In particolare, i tumori legati a virus oncogeni, come il papilloma virus, e al fumo sono cresciuti di oltre il 60%, segno che l’invecchiamento con HIV richiede nuovi protocolli di screening e prevenzione.

SCARSA ADESIONE ALLO SCREENING: QUASI LA METÀ DELLE DONNE CON HIV RIFIUTA IL TEST
Secondo un’indagine condotta presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Padova, quasi una donna su due con HIV (45,3%) ha rifiutato lo screening per il cancro anale, nonostante le linee guida raccomandino il test dopo i 40 anni. I motivi principali sono riconducibili a una mancata percezione del rischio (28% “non voglio farlo”, 25% “non pratico sesso anale”, 16% “non credo di essere a rischio”), con un non trascurabile 2% per “diniego del partner”. Le partecipanti più inclini ad accettare lo screening sono state quelle con patologie HPV‑correlate pregresse e con multimorbilità, mentre anni di convivenza con l’HIV e comorbilità multiple risultano associati a un più alto tasso di rifiuto. Questi dati mettono in luce gravi lacune nella percezione del rischio e nell’informazione sulle modalità di trasmissione, indicando la necessità di campagne mirate che sfatino falsi miti.

CUORE A RISCHIO E INFIAMMAZIONE SILENZIOSA
L’HIV controllato con la terapia antiretrovirale è un’infezione cronica, ma porta anche a una condizione in cui l’infiammazione di basso grado accelera l’aterosclerosi. Uno studio dell’Università di Roma “Tor Vergata” su un gruppo di 149 pazienti over 40 con basso-moderato rischio cardiovascolare a cui sono state somministrate le statine ha visto calare dopo soli tre mesi i punteggi di rischio cardiovascolare in modo significativo, insieme ai livelli di colesterolo LDL.


LE STATINE: UN “DUE-IN-UNO” CONTRO FRAGILITÀ E INFIAMMAZIONE
Al Metabolic Clinic di Modena, 3.543 pazienti sono stati seguiti per osservare l’effetto delle statine sulla fragilità. Per la prima volta, oltre al colesterolo, le statine hanno mostrato un’azione anti infiammatoria con beneficio sull’invecchiamento biologico delle persone con HIV, suggerendo un potenziale riutilizzo in ambito geriatrico.


UN CAMBIAMENTO GIÀ IN ATTO NELLE PRESCRIZIONI
Dopo la pubblicazione del trial REPRIEVE (2015-2019), che aveva dimostrato un calo del 35% degli eventi cardiovascolari maggiori in pazienti con HIV e basso rischio, l’uso delle statine in Italia è decisamente aumentato. Al San Raffaele di Milano, confrontando due coorti pre- (2015-17) e post-REPRIEVE (2023-25), le nuove prescrizioni sono passate da 4,5 a 11,8 per 100 persone l’anno, più che raddoppiando, soprattutto nei soggetti a rischio moderato.


I RISCHI E LE ESIGENZE DELLE PERSONE CON HIV CHE INVECCHIANO
“Gli studi presentati a ICAR 2025 confermano che la cronicità dell’HIV richiede oggi un approccio globale multidisciplinare – sottolinea la Prof.ssa Annamaria Cattelan, copresidente ICAR 2025 – Trattare l’infezione è solo il primo passo, a cui si aggiunge un percorso complesso in cui si devono proteggere cuore, rene, osso, sistema nervoso centrale con l’obiettivo di garantire una buona qualità di vita. Per perseguire questo scopo, servono screening mirati e campagne di prevenzione contro i tumori non AIDS correlati, quindi pap-test anale, colonscopie, visite dermatologiche, tac del torace oltre alla necessità di smettere di fumare; attenzione poi alla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari con le statine che oltre ad abbassare i livelli di colesterolo, possono contribuire a contrastare l’infiammazione cronica, migliorare i parametri immunitari e rallentare la fragilità. Manteniamo sempre però l’attenzione sull’importanza del dialogo “medico-paziente”, sull’attenzione e la comprensione delle sue esigenze: questo resta un elemento chiave che potenzia la prevenzione, promuovendo una salute migliore e più consapevole”.


Fonte: Ufficio Stampa Diessecom

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