Uniti contro l'AIDS

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Sempre più vicini all'eliminazione dell'Epatite C

Epatite CL’Epatite C rappresenta ancora oggi un’infezione estremamente diffusa che, in maniera prevalentemente silenziosa, causa nel giro di alcuni decenni un progressivo deterioramento della funzione epatica con l’insorgenza di gravi complicazioni accompagnate a rilevante mortalità.
In considerazione dei numerosi strumenti in grado di diagnosticare l’infezione e della disponibilità di terapie anti-virali sempre più efficaci, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)  ha lanciato nel 2016 una strategia globale volta ad eliminare questa infezione entro il 2030, basata sul raggiungimento del 90% dei casi diagnosticati e dell’80% dei casi trattati con efficacia.
Poiché questo obiettivo ambizioso richiede l’implementazione di una strategia adeguata volta ad identificare quanti più casi asintomatici, trattandoli per prevenirne la trasmissione inconsapevole, i ricercatori del Centro Nazionale Salute Globale dell’Istituto Superiore hanno recentemente pubblicato sul Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità un articolo che mette in risalto  le procedure che si rendono necessarie per una adeguata riduzione dell’incidenza dell’Epatite C in Italia.
In tale contesto, è stata messa a punto una Piattaforma Italiana per lo studio della Terapia delle Epatiti virali (PITER) con lo specifico scopo di identificare le strategie di screening con il miglior profilo di costo-efficacia e beneficio collettivo, e di coordinarne l’attuazione sul territorio italiano.
Sulla base di studi epidemiologici e previsionali, è stato valutato che l’approccio più valido consista in uno screening attivo di popolazione a partire dalle fasce di età più giovani (anno di nascita tra il 1968 e il 1987), con particolare attenzione a definiti gruppi di popolazione, quali persone che fanno uso di sostanze per via iniettiva e detenuti, che presentano un più elevato rischio comportamentale.
Lo screening andrà successivamente esteso a fasce di popolazione con maggiore età (anno di nascita tra il 1948 e il 1967) che non abbiano ancora  manifestato evidenze cliniche della patologia ma che possano presentare rilevanti livelli di replicazione del virus ed alterazioni del tessuto epatico.
Uno screening estensivo nei prossimi anni risulterebbe in grado di evidenziare numerosi casi di infezione asintomatica, consentendone il trattamento in fase precoce e prevenendo la trasmissione inconsapevole del virus in ambito familiare o comunitario.
A tale scopo è stato previsto lo stanziamento di un finanziamento biennale di oltre 70 milioni di euro che consentirà l’impiego di personale specificamente dedicato, l’acquisto per il materiale diagnostico e coprirà in parte la spesa necessaria alla terapia anti-virale.
L’auspicio dei ricercatori è che una rigorosa e puntuale applicazione del programma di screening potrà consentire all’Italia di avvicinarsi quanto prima al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’eliminazione dell’HCV, con conseguenti benefici sociali di un efficace intervento contro questa infezione insidiosa e implacabile nel tempo.
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